spettacolo

Un anno dopo

di Tony Laudadio
con Enrico Ianniello e Tony Laudadio
regia di Tony Laudadio
collaborazione artistica Simone Petrella
direzione tecnica Lello Becchimanzi
foto di scena Giuseppe Distefano

 

una produzione Onorevole Teatro Casertano / Teatri Uniti - 2013

 

«A me capita così: ogni tanto provo a sbirciare indietro nel mio passato, al susseguirsi degli anni nella mia memoria, e provo a selezionare solo i frammenti riguardanti un dato ambiente, una data persona o un dato sentimento. Ne viene fuori, a volte, una cronologia obliqua piuttosto interessante della mia vita e ho sempre pensato che se fossi riuscito a mettere in fila questi frammenti in un'opera compiuta potessero essere interessanti anche per uno spettatore esterno. Così nasce "Un anno dopo", atto unico per due attori, che racconta trent'anni di due vite. Due colleghi, due amici, o semplicemente due persone costrette dagli eventi a condividere per tanto tempo lo stesso luogo fisico. Capita continuamente, non siamo noi a sceglierci le persone con cui poi passiamo il tempo. La professione, il luogo di lavoro, hanno spesso una componente casuale più forte di quello che crediamo. Nella vita stessa, nel suo insieme, è così. E allora ho provato a giocare con il caso, a snocciolare i brevi segmenti, anno dopo anno, di queste due vite, che uniti insieme vogliono formare la lunga linea di una condivisione umana. A questa condivisione assistiamo tramite il teatro.

Da sempre sono questi i temi che mi interessano di più, che mi piace raccontare, sia come autore, sia come interprete quando il testo lo consente: il gioco della memoria sui mutamenti interiori delle persone, le esperienze come piccole spinte al cambiamento, traumi dolci o anche violenti che ci deviano, volta per volta, verso nuove personalità, anche gli equivoci che la memoria, a distanza di anni, procura, confondendo un episodio con un altro, e provocandoci la netta sensazione, ad esempio, che davvero gli ultimi trent'anni di una vita possano essere passati in un'ora. Inoltre sono attratto dai sentimenti antichi, conservati per lungo tempo, trasformati impercettibilmente e forse, in maniera ciclica, tornati alla loro posizione originale, l'evoluzione di tale sentimenti – parlo dell'amicizia, dell'amore, o della repulsione, del disgusto, persino delle opinioni – e il modo in cui tutto questo mondo interiore si dipana nelle relazioni interpersonali. I due protagonisti – Giacomo e Goffredo, impiegati in un ufficio che sembra di contabilità in una provincia lontana dalle metropoli – essendo inconsapevoli, come noi nella nostre vite quotidiane, del loro arco vitale, del susseguirsi rapido, a volte immediato, di anni interi, fanno tenerezza e provocano un sorriso asciutto in questo continuo dibattersi intorno agli stessi temi, le stesse ossessioni, le stesse paure e anche gli stessi innocui o inconfessabili segreti. Credo che parli di molti di noi.

È, questo, un teatro sostanzialmente di attori, di drammaturgia al servizio dei personaggi, di riflessione attraverso la compartecipazione dei sentimenti, dal riso al dolore, un teatro di una semplicità ambiziosa, che dal basso della quotidianità mira molto in alto, sperando, senza averne alcuna certezza, che in alto ci sia qualcosa da colpire.»

 

Tony Laudadio

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