spettacolo

Titanic. The end

ideazione e regia Antonio Neiwiller
In una visione di Salvatore Cantalupo
con Salvatore Cantalupo, Carmine Ferrara, Massimo Finelli, Amelia Longobardi, Ambra Marcozzi, Claudia Sacco, Sonia Totaro, Chiara Vitiello
luci Cesare Accetta 
direzione tecnica Lello Becchimanzi
foto di scena Rosario Cammarota

 

una produzione Teatri Uniti in collaborazione con Ex Asilo Filangieri/la Balena, Accademia Amiata Mutamenti, Laboratorio Memini, ‘A Puteca - 2013

Osceno è ciò
che mette fine a ogni specchio,
a ogni sguardo, a ogni immagine.
Osceno è ciò
che pone termine ad ogni rappresentazione.
Osceno è ciò
che non ha più segreti,
ed è completamente solubile
nell’informazione e nella comunicazione.
Così,
ora che non viviamo più
il dramma dell’alienazione,
ma l’estasi della comunicazione,
sappiamo che tutto ciò è osceno.
[…]
Allora bisogna far vedere
che c’è qualcosa che si può pensare
e che non si può vedere
né far vedere
ma alla quale si allude.
Antonio Neiwiller 1983

Titanic the End debuttò nell’aprile del 1984 a Napoli al Teatro Nuovo per la regia di Antonio Neiwiller, dopo un intenso laboratorio teatrale durato nove mesi.
È stata un’esperienza che ha completamente rivoluzionato la mia vita e il mio modo di guardare all’arte, oltre ad essere stata la mia prima esperienza di teatro professionale.
Neiwiller è stato un artista geniale, un poeta costruttore di visioni fuori dai canoni tradizionali. Ha realizzato una straordinaria e innovativa riflessione sul teatro e sull'arte in generale. Le sue idee, le sue denunce, i suoi racconti sulla fine di mondi mi colpiscono ancora per l’eccezionale attualità. Oggi egli mi appare come un profeta. Trent’anni fa Antonio ci spiegava i motivi veri per cui a Beirut cadevano bombe su donne e bambini, ci raccontava come le ideologie nel tempo sarebbero cadute ad una ad una e come l’unica speranza sarebbe stata raggiungere il fondo perché solo a quel punto ci saremmo rimboccati le maniche e avremmo ricominciato a costruire.
Ora, nel ventennale della sua scomparsa, sento il desiderio di risalire su quella nave, emblematica rappresentazione di una società in via di disgregazione, di rivivere quelle emozioni, quei suoni, quegli odori.
La mia vuole essere una visione nella visione, un dono intimo e personale e al tempo stesso un lasciar tracce, così come mi ha insegnato lui.
Salvatore Cantalupo

… È tempo che esca dal tempo astratto
del mercato, per ricostruire il tempo umano dell’espressione necessaria.
Bisogna inventare.
Una stalla può diventare
un tempio e
restare magnificamente una stalla.
Ne’ un Dio
ne’ un’idea,
potranno salvarci
ma solo una relazione vitale.
Ci vuole
un altro sguardo
per dare senso a ciò
che barbaramente muore ogni giorno
omologandosi….
A. Neiwiller, Per un teatro clandestino dedicato a T. Kantor

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